Orecchio assoluto: cos’è veramente?
Autostrada per il mare; una Citroen Pallas DS23; un papà ed una mamma silenziosi ed un po’ annoiati; sui sedili posteriori una bimbetta di 5 anni col naso curioso appoggiato al finestrino. Alla radio le hit del momento e subito un lampo di allegria negli occhi della piccola che comincia a cantare felice: non le parole, le note! La canzone era “Furia cavallo del west”, la bimba ero io e i due genitori un po’ attoniti erano mio papà e mia mamma. Ricordo che mia madre, musicista, disse: “Ma smettila, stai dicendo note a caso!!! Ora le scrivo e a casa controllo!” Non serve dire che…erano giuste! Da lì cominciò il gioco divertito ed incredulo del mio papà che si mise a suonare a caso tutte le note del pianoforte, poi due assieme, poi tre: tutte giuste! Essendo medico aveva sempre bisogno di spiegazioni scientifiche e quindi mi domandò come facessi. La risposta lo lasciò interdetto: “Papy ma non senti? Ogni nota dice il suo nome! Non si può sbagliare! Come fai a non sentirlo???”
Questo è ciò che comunemente viene identificato come orecchio assoluto. Ma cos’è veramente? E’ innato o si acquisisce? E’ utile? E l’orecchio relativo? Cosa vuol dire davvero “avere orecchio”?
Facciamo chiarezza.
L’orecchio assoluto è la capacità, un po’ “circense”, di riconoscere e dare un nome a qualunque suono, senza avere alcun punto di riferimento: senza rete!
L’orecchio relativo, invece, ha bisogno di appigli, di punti di riferimento e mette in relazione i suoni tra di loro.
“Avere orecchio”, invece è una definizione che abbraccia uno spettro più ampio di elementi, come il ritmo, la forma del brano, il timbro dei vari strumenti, la relazione tra gli accordi…
In questo primo articolo vorrei soffermarmi sull’orecchio assoluto e sull’annosa questione che riguarda la sua componente innata piuttosto che la possibilità di ogni individuo di ottenerlo.
Ci sono studi recenti che attestano come certamente esista una base innata, ma pare proprio che chiunque abbia la possibilità di svilupparlo: il fattore determinante è la precocità dell’esposizione ai suoni e la costanza della pratica musicale.
“Immergendo” i bambini nella musica fin da piccolissimi, ascoltando, andranno a creare la loro “banca dati” di suoni. Successivamente, con un’educazione musicale costante e di qualità acquisiranno il codice che permetterà loro di dare un nome ad ogni suono.

L’orecchio assoluto si sviluppa nello stesso periodo in cui si consolida la lingua madre ed è importantissimo il primo anno di vita. Pensateci, è esattamente lo stesso meccanismo: nei primi mesi di vita abbiamo tutti la capacità di ascoltare e riconoscere circa 2000 fonemi, tutti quelli usati nelle 6500 lingue del mondo.
Dopo l’ottavo mese, il cervello, attraverso la cosiddetta “finestra critica”, seleziona e si dedica unicamente all’apprendimento della lingua madre che lo circonda; i fonemi riconoscibili si riducono a quelli della propria lingua (pensate che quelli della lingua italiana sono soltanto 30!). La stessa cosa avviene per il linguaggio musicale.
Possiamo affermare quindi che tutti nasciamo potenzialmente con l’orecchio assoluto, ma lo perdiamo se non lo teniamo in allenamento. La lingua parlata noi la usiamo tutti i giorni, la ascoltiamo di continuo. La musica…dipende da noi, Infatti nella miriade di informazioni che il cervello di un neonato riceve, tutte da elaborare, mettere in ordine, riconoscere e codificare, le informazioni iper-dettagliate fornite dall’orecchio assoluto risultano essere in gran parte inutili nella vita di tutti i giorni. Quindi, secondo il meccanismo denominato “USE IT OR LOSE IT” se il bambino non ha necessità di riconoscere un’altezza o un suono, perderà la capacità di riconoscerla.
Questo ci spiega anche come l’orecchio assoluto sia invece molto comune tra le persone non vedenti, perché loro ne hanno un bisogno immenso: i rumori, i suoni, la loro provenienza ed intensità, le diversità dei timbri delle voci e molto altro, sono aspetti che forniscono alle persone cieche informazioni fondamentali.
Un’altra curiosità sempre nel parallelismo tra lingua parlata e musica: pare che l’orecchio assoluto sia molto più diffuso tra le popolazioni asiatiche. La ragione sembra essere che in lingue come il cinese, il mandarino o il giapponese il significato delle parole è strettamente connesso con l’intonazione con cui le si pronunciano
Un’altra cosa che mi ha sempre incuriosito è se esistano o no delle componenti fisiologiche che caratterizzano le persone con l’orecchio assoluto. La risposta pare essere…sì! Le informazioni sonore, in soggetti normali, raggiungono prima l’emisfero sinistro e poi quello destro. Questo fenomeno, che si chiama “differimento”, è quasi completamente assente in chi ha l’orecchio assoluto perché i segnali sonori arrivano quasi contemporaneamente ai due emisferi.
Inoltre le persone con l’orecchio assoluto hanno il planum temporale di destra ipertrofico (normalmente è più grande quello di sinistra), zona importante per il linguaggio. Questa ipertrofia renderebbe più facile dare il nome giusto alle note. Chi non ha questa caratteristica, infatti, confonde con facilità note che nel nome abbiano la stessa vocale (MI-SI, LA e FA) e non, come sarebbe logico pensare, note che abbiano frequenze molto vicine.Per loro infatti la nota più facilmente riconoscibile sembra essere il RE, l’unica a contenere la vocale E.
Dopo tutte queste analogie con il linguaggio possiamo certamente affermare che per chi ha un buon orecchio è più facile ricordare meglio e memorizzare le cose ascoltate (che si tratti di musica, di parole, di poesie, di slogan…).

Eh si …sembra tutto bello!!! L’orecchio assoluto talvolta è un “inquilino” un po’ ingombrante! Non è sempre un vantaggio!!! Per esempio può capitare che in alcuni generi musicali, come per esempio la musica barocca, si utilizzi un’intonazione degli strumenti più bassa (415Hz) rispetto allo standard, che è 440Hz e questo, vi assicuro, disorienta chi ha il cosiddetto “absolute pitch”.
Oppure, come capita spessissimo anche a me, il sempre maggiore utilizzo dell’elettronica, con le sue manipolazioni, le sue compressioni, rende difficilissimo riconoscere quei suoni così diversi da quelli acustici.
Per non parlare poi del tasto “transpose” degli strumenti elettronici: amato da chi ha l’orecchio relativo e odiato da chi ha l’orecchio assoluto!
Infine…serve davvero avere l’orecchio assoluto? O forse è più utile l’orecchio relativo? E tutte le altre componenti come ritmo, struttura, armonia, timbro?
Noi del settore Education di Yamaha da sempre abbiamo messo al centro del nostro sistema d’insegnamento lo sviluppo dell’orecchio dei più piccoli e siamo convinti che per mille ragioni sia IMPORTANTISSIMO! Formare e sviluppare l’orecchio in senso però molto più ampio, in tutte le sue sfaccettature. L’orecchio assoluto non è il nostro obiettivo, assolutamente no. Ma spesso…è il nostro risultato!



ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Dal 2015 al 2018 studio canto presso l’associazione musicale TILT di Appiano Gentile con insegnante Valentina Romano cantante dei Wakonda.

Sono cresciuto in provincia di Milano e ho vissuto per un periodo a Boston negli Stati Uniti grazie a una borsa di
Inizia lo studio del pianoforte all’età di 8 anni. Nel marzo 2024 consegue la laurea magistrale in Pianoforte presso il Conservatorio G. Verdi di Milano, sotto la guida dei M° Alessandro Commellato e Davide Cabassi, con una tesi sulle compositrici contemporanee. Nel 2021 ottiene con il massimo dei voti la laurea triennale in Pianoforte presso il Conservatorio G. Cantelli di Novara, sotto la guida del M° Luca de Gregorio. Parallelamente frequenta il corso di laurea triennale in Lingue Straniere Moderne presso l’Università del Piemonte Orientale (Vercelli). Partecipa a diverse masterclass internazionali con i docenti Luca De Gregorio, Irene Veneziano, Jeffrey Swann, Maria del Mar Cabezuelo, Nicoleta Paraschivescu, Kenneth Hamilton, Emilia Fadini, Piero Rattalino, Indrė Baikštytė, Tatiana Larionova, Alberto Chines, Davide Cabassi, Alessandro Commellato; queste le danno la possibilità di suonare per il “Santa Festival” a Santa Margherita Ligure, il festival “Piceno Classica” a San Bendetto del Tronto, le rassegne “Kawai a Ledro” in Trentino e “Sacile Estate Musicale” dell’ensemble Serenissima. Si esibisce in formazione solistica in diverse occasioni, quali il festival “Viotti Day & Night” a Fontanetto Po e Vercelli, la “Settimana della Musica Contemporanea” e la stagione de “I concerti del Cantelli” presso il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara, l’inaugurazione della mostra Schirpô a Schilpario (BG), la rassegna “PianoTime” del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, per BookCity Milano 2023. Fa parte del Trio Sinestesia, composto da pianoforte, violino e violoncello, con il quale ha suonato presso l’Auditorium Daminelli di Bergamo nell’ambito della rassegna “Concertiamo!”, l’ospedale San Paolo di Milano per i pazienti ricoverati nei reparti di pediatria e oncologia, il Palazzo Visconti di Grazzano a Milano. È pianista accompagnatrice del coro e ensemble “Erato’s Voice”, con cui si è esibita presso luoghi quali il Teatro Tresartes di Vittuone, il Cineteatro Agorà di Sedriano, il teatro Spazio DiLà di Milano. Nell’estate 2020 ricopre il ruolo di educatrice musicale presso il Campus estivo Acqua1village a Castano Primo. Dal 2019 è docente di pianoforte presso la scuola di musica “Musik Factory” di Magenta e dal 2023 presso l’Accademia musicale Gustav Mahler di Rho.
Classe 1993, Matteo inizia lo studio del pianoforte all’età di nove anni sotto la guida del M° Marco Colombo, presso l’




Diplomata in pianoforte nel 1990 al Conservatorio di Bergamo
Diplomata in canto lirico presso il conservatorio di Musica A. Steffani di Castelfranco Veneto (TV) (voto9/10) ha alternato l’attività solistica e concertistica in Italia e all’estero (anche all’interno del Coro Reale Corte Armonica di Asolo) all’insegnamento del canto lirico e moderno.
Sono Marco, 44 anni, docente di chitarra acustica ed elettrica. Dal 2016 teacher Yamaha Studio presso l’accademia Lizard di Milano e dall’età di 12 anni conservo una grande passione per la musica in generale e soprattutto per il blues,il rock,il pop,il reggae ecc…
A 4 anni ho cominciato a suonare la batteria da autodidatta. In seguito, a 14 anni, prendendo lezioni dai Maestri Graziano Rampazzo (Finardi, Anna Oxa ecc..) e Sergio Pescara (Vecchioni, Finardi, PFM ecc…)
Mi sono laureato in viola presso il Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, e sono in possesso del diploma di Liceo-artistico ad indirizzo musicale conseguito sempre presso il Conservatorio di Milano.
Nel 2020 ho conseguito l’abilitazione per l’insegnamento del corso Yamaha “Play for Keeps“, un corso collettivo di tastiera per ragazzi dagli 8 anni, giovani e adulti.
Insegnamento
Francesca Vassallo, soprano, nata a Salerno il 1 gennaio 1983, coltiva fin da giovanissima la passione per la musica.
Diplomata in pianoforte principale nel 1989 al Conservatorio di Milano, in possesso della maturità artistico-musicale.